diario di viaggio

Di quando mi sono persa a Fes

22 febbraio 2019, Fes, Cafè Clock h: 16:16

È il terzo giorno che sono qui in Marocco ma mi sembra una vita. Ho l’impressione che il tempo passi così lento o forse è il non avere orari o programmi o l’usare il cellulare raramente a contribuire a tutto questo, ne sono davvero felice.

Oggi è una giornata stupenda, il cielo è blu, come sempre da quando sono arrivata, e il sole splende scaldandomi la pelle e facendomi godere come poche altre cose saprebbero fare in questo momento.

Mi sto perdendo, non mi preoccupo se lascio indietro qualcosa, sto solo facendo quello che senti di fare. Ad esempio ora mi sto godendo il sole sulla terrazza del Cafè clock, il mio posto preferito di Fes, sorseggiando del tè alla menta. 

Stamattina ho fatto un tour guidato nella medina insieme a Zahi. Prendere una guida è stata una scelta geniale, siamo passati in vicoli nei quali da sola non mi sarei mai avventurata e trovato cose che diversamente avrei mancato.

Sfortunatamente oggi è venerdì quindi molti dei souk erano chiusi. La medina in effetti era insolitamente vuota rispetto al primo giorno che l’ho visitata, forse sarebbe stato più proficuo fare la visita un altro giorno per vedere le strade brulicanti di vita ma è stato comunque bello fare il confronto tra un qualsiasi giorno della settimana e il venerdì, vedere le botteghe sbarrate e il fuggi fuggi generale a mezzogiorno, tutti alla ricerca della moschea per la preghiera.

Dopo la visita guidata ho deciso di restare in quella parte di medina che non avevo ancora visitato per cercare di vedere qualcosa di nuovo. Ho provato a farmi una mappa mentale delle cose che potevo vedere poi però mi sono affidata ad uno di quei percorsi turistici segnalati con dei cartelli blu in giro per la città. All’inizio ho fatto un po’ di fatica a trovarli poi ne ho trovato uno che indicava una moschea e ho deciso di seguirlo. Sono entrata in una stradina e più avanzavo più la stradina si stringeva fino a che sono arrivata in un’area con muri puntellati dove passava a malapena una persona, ho alzato lo sguardo, davanti a me è comparso un ragazzo con gli occhi strafatti. Decisamente no, non era la via per la moschea. Sono quindi tornata sui miei passi e ho cercato di seminare come potevo un tipo che, vedendomi sola, aveva cominciato a chiedermi di cosa avessi bisogno in maniera molto insistente. È questa la cosa pesante della medina, il fatto che insistano fino allo sfinimento quando tu vorresti soltanto goderti il tuo giro in tranquillità. Alla fine ti trovi a correre da una parte all’altra solo per seminare qualcuno che ti continua a chiedere “cosa cerchi?” quando in realtà non lo sai nemmeno tu cosa stai cercando. Ho continuato a vagare per i vicoli della medina, sono finita in posti dove ero l’unica straniera ed ho iniziato ad avere paura ma non per un motivo preciso, nessuno mi chiedeva nulla, nessuno si era nemmeno lontanamente avvicinato a me. Questa situazione ha iniziato a starmi stretta quindi ho deciso di razionalizzarla. Ho pensato a quanto quel senso di paura fosse reale e quanto invece fosse la proiezione di quello che gli altri pensano del Marocco. Prima di venire qui ho fatto l’errore di leggere pagine e pagine di siti web sul Marocco, sulla sicurezza in Marocco e su ogni sito sembrava che tutti i marocchini non aspettassero altro che saltare addosso ai turisti. Per non parlare dei siti che trattavano l’argomento DONNE DA SOLE IN MAROCCO. Fino ad ora nessuno mi è saltato addosso, nessuno ha cercato di palpeggiarmi, l’unica cosa alla quale bisogna abituarsi sono gli sguardi insistenti e i complimenti all’ordine del minuto ma non mi sembra una cosa così impossibile da fare, basta sorridere e andare avanti. Ovviamente serve anche il buon senso, il nostro cervello sa capire benissimo fin dove è il caso di spingerci e quando sentiamo quella vocina dentro di noi che ci dice di non fare una cosa be’, non vedo il motivo per cui non seguirla.