diario di viaggio

(R)Iceland, diario di viaggio, l’incontro con le foche

9 agosto 2017, la penisola di Snaefellsness

Ieri notte io e Giulia non abbiamo chiuso occhio. Dormivamo nel sottotetto del nostro cottage in legno, nel nulla più nulla islandese e un vento fortissimo ci ha svegliate. Penso sia durato tutta la notte, le raffiche erano così forti che la casa ha iniziato a muoversi, per un po’ ho avuto paura che prendesse il volo, un po’ come la casa di Dorothy nel mago di Oz. Il nostro risveglio non è stato certo dei migliori. I nostri compagni di viaggio, che dormivano nella stanza al piano di sotto, invece, sembra non abbiano sentito nulla.

Oggi, però, è un’altra giornata e il sole sembra splendere alto. Oggi partiremo per la giornata di recupero, ripercorreremo la penisola di Snaefellsness, visto che ieri il maltempo non ci ha permesso di vederla come volevamo, sperando di riuscire a fare tutto quello che non siamo riusciti a portare a termine.

Stavolta puntiamo dritti ad Arnarstapi, dove facciamo una bella passeggiata lungo la costa. Vediamo fantastiche forme basaltiche colonnari, superiamo un cancello di legno, messo lì, non si sa bene per quale motivo e proseguiamo la camminata fino ad arrivare su una distesa lavica.

Il sole ancora splende così decidiamo di affrontare la strada F570 per riuscire ad arrivare sul ghiacciaio Snaefellsjökull. Si tratta di una strada percorribile soltanto da mezzi con quattro ruote motrici, la parte iniziale risulta essere ben messa ma più si avanza nella salita più diventa dissestata, proprio per questo motivo è sconsigliato percorrerla in caso di maltempo. Noi siamo tranquilli, il cielo è azzurrissimo e non c’è da preoccuparsi. Arriviamo alla base della lingua glaciale, siamo emozionatissimi. Il vento gelido che proviene dal ghiacciaio ci spinge a coprirci con tutto quello che troviamo in auto. I più tecnici tra noi indossano il guscio, io cerco sui sedili quello che trovo “Allora io metto sulla felpa di pile la giacca a vento e sopra il giaccone da neve!”, Raffa, ci osserva nella vestizione poi con un’espressione preoccupata esclama “Waaaa ij nun teng niente!”. Questa frase resterà una delle più ripetute e la scena sarà tra quelle che susciterà più ilarità durante tutto il viaggio.

Perdiamo circa mezz’ora per cercare di farci una foto sul ghiacciaio poi ancora per osservare il meraviglioso panorama della penisola che si apre davanti a noi. Siamo così presi da questa meraviglia che non ci accorgiamo che un’enorme nube sta scendendo dal ghiacciaio e si sta avvicinando con fare minaccioso verso di noi ed è ormai arrivata quasi alla nostra auto. Iniziamo a correre, quando raggiungiamo l’auto la visibilità è ridottissima saliamo a bordo e cerchiamo di raggiungere le pendici del vulcano prima che la nebbia ci impedisca completamente di vedere la strada.

Prima del ritorno verso casa raggiungiamo uno dei luoghi più conosciuti dell’Islanda il Monte Kirkjufell e la sua cascata.

10 agosto 2017, la penisola di Vatnes

Avete presente quelle mattine che ti svegli e sai che di lì a poco vedrai le foche? No? Be’ per noi oggi è una di quelle giornate. Ripetiamo il rituale del tetris di bagagli in auto, poi montiamo su e iniziamo a percorrere la strada 711 lungo la costa della penisola di Vatnesnes, con splendida vista sulle vette della costa di Strandir nei fiordi occidentali. 

Ci fermiamo vicino la fattoria Illugastadir, anche oggi il vento è fortissimo e gelido, prima di scendere iniziamo con il secondo rituale: la vestizione. Mille strati, uno sopra l’altro, per non lasciare alcuno spiraglio libero al vento.  

Sopra le nostre teste volano migliaia di uccelli che sfidano il vento librandosi alti poi improvvisamente giù in picchiata per prendere il pesce nell’oceano.

Delle foche nemmeno l’ombra.

Inizio a pensare che non sia la nostra giornata fortunata, poi, alla fine di un sentiero lungo la spiaggia, notiamo una piccola casetta. Entriamo e dentro troviamo dei binocoli, li puntiamo sulle isolette che lambiscono la costa e… Una colonia enorme di foche che prendono il sole. Sembrano si mettano in posa per mostrare il loro profilo migliore ai turisti che le osservano incuriositi. Movimenti lenti, come se ognuno di quei minuscoli sollevamenti di coda costasse loro uno sforzo enorme. È davvero emozionante vederle!

Si è fatta ora di pranzo, ne approfittiamo per mangiare, in balia del vento gelido, la buonissima pasta fredda preparata la sera prima! Mai scelta di menù fu più azzeccata! Per cercare di tornare ad avere una temperatura corporea decente, ci prepariamo un tè caldo rifugiandoci dietro una cucina da campeggio in legno. La cosa bella dell’Islanda, infatti, è che ovunque, anche nel luogo più deserto e lontano dalla civiltà, troverete delle attrezzature da campeggio e… bagni pulitissimi, questa è una cosa che mi ha sempre lasciata basita, non so chi li pulisca, alcuni sono davvero disseminati in luoghi distanti ore di auto dal primo villaggio eppure sono sempre impeccabili! Chapeau!

Torniamo in strada e raggiungiamo il faraglione Hvitserkur, anche qui, in alcuni casi, è possibile avvistare le foche ma… non è il nostro caso. Scattiamo qualche foto e poi puntiamo dritti a Blondous, dove trascorreremo la notte.